Tutto è cominciato nel 1979 presso
l’Istituto di Riabilitazione Villa Immacolata di San Martino al Cimino (VT)
dove, tanti giovani e meno giovani che vivevano sulla propria pelle il problema
dell’handicap hanno iniziato a sentire l’esigenza di farsi una vita propria,
svincolati da ogni logica istituzionale.
I presupposti per un radicale
cambiamento verso l’esterno c’erano tutti infatti, già all’interno
dell’istituto si erano formati dei movimenti sportivi, culturali, musicali. Ad
esempio, era presente un circolo culturale ricreativo, un gruppo sportivo
impegnato nel basket in carrozzella sotto la direzione sportiva di Michele
Oliviero che è riuscito a portare alla ribalta nazionale la Vitersport e a livello
musicale era inoltre presente una band, “gli astrali”, diretta dal pittore e cantautore Mauro Brilli.
Cosi, partendo da questi presupposti,
poco alla volta è stato presentato alla regione Lazio un progetto: “case
famiglia per disabili”. Tale progetto che era finanziato con metà della retta
destinata originariamente all’Istituto Viterbese, piacque molto
all’amministrazione regionale e cosi si ottennero i fondi per il progetto.
Le "case-famiglia" di
disabili motori della provincia di Viterbo si formarono gradualmente fin dal
1979 in poi utilizzando la Legge Regionale n° 62 del 1974 che prevede la
de-istituzionalizzazione. Tale progetto ha anticipato nei fatti e nei concetti,
quello che oggi prevede la legge 104 del 1992.
Nel primo periodo della nascita del
progetto "case-famiglia", una cinquantina di disabili motori esordì
istituzionalmente come "Associazione case-famiglia", soggetto sociale
importante nel primo periodo per i rapporti con le istituzioni inerenti alle tematiche
riguardanti l'handicap
ed il suo superamento. Da quel periodo, oltre ai dibattiti, innumerevoli
convegni, manifestazioni sulle barriere, l'associazione ha sempre richiesto
agli enti pubblici locali interventi socio-lavorativi in una piccola
percentuale annua, per tentare col tempo, di uscire gradualmente dalla forma
economico-assistita della Regione Lazio; cosa che è stata possibile solo per
alcuni che si sono inseriti nel mondo del lavoro unicamente per capacità e
determinazioni personali.
Negli anni 90 l'associazione si tramutò in "ASSOCIAZIONE PER LA VITA AUTONOMA" (case-famiglia e non), cambiando concettualmente l'idea stessa delle case-famiglia, per un'apertura verso un'idea più personalizzata della classica casa-famiglia, considerando (com'era logico che avvenisse nel tempo) l'avvento di un processo di maturazione spontanea della persona. In questo percorso storico, diversi disabili sono riusciti a realizzarsi sul piano personale, sociale ed affettivo, creando delle proprie famiglie e ciò non è poco considerando la provenienza da un istituto, divenuto dopo anni di degenza per molti, la "casa" abituale.
Negli anni 90 l'associazione si tramutò in "ASSOCIAZIONE PER LA VITA AUTONOMA" (case-famiglia e non), cambiando concettualmente l'idea stessa delle case-famiglia, per un'apertura verso un'idea più personalizzata della classica casa-famiglia, considerando (com'era logico che avvenisse nel tempo) l'avvento di un processo di maturazione spontanea della persona. In questo percorso storico, diversi disabili sono riusciti a realizzarsi sul piano personale, sociale ed affettivo, creando delle proprie famiglie e ciò non è poco considerando la provenienza da un istituto, divenuto dopo anni di degenza per molti, la "casa" abituale.
L’associazione nasce quindi con lo
scopo di svolgere attività volte a realizzare e favorire l’inserimento sociale
e culturale delle persone diversamente abili nel contesto locale, mirando al
superamento di tutte le condizioni di disagio legate alla disabilità, anche
attraverso il supporto diretto alle famiglie.
L’associazione per la Vita Autonoma
persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale e gli interventi che si
attuano sono finalizzati all’acquisizione o al recupero dell’autonomia
personale e sociale dell’utente.
L’ente si adopera inoltre perché
venga garantito il diritto alla mobilità attraverso l’abbattimento delle
barriere architettoniche, collabora con gli enti competenti e, se necessario,
sollecita e vigila in ordine all’applicazione delle leggi vigenti in materia di
disabilità e disagio, con particolare riferimento ad un effettiva integrazione
lavorativa, sociale, ivi compreso il tempo libero.
L’associazione per la Vita Autonoma
cerca quindi in definitiva di promuovere lo sviluppo della persona disabile
cercando di creare le premesse per un futuro dalla maggiore autonomia
possibile, unita ad una reale integrazione sociale, anche abitativa,
preferibilmente nel proprio ambiente di vita e di relazioni.
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